Un servizio fotografico di nudo femminile a Torino?
In verità è molto di più, il servizio di cui parlo in questo articolo, e che realizzai qualche tempo fa a Torino, è qualcosa di molto più particolare e interessante! Fu un vero e proprio reportage che raccontava una giornata -e la relativa notte- di due persone.
Andò così: una coppia mi contattò e mi chiese di essere “l’occhio” testimone e non giudice del loro amore, nella loro (bellissima) casa, tana di un sentimento per loro stesse nuovo, ancora tutto da scoprire. Detta così appare semplice, ma non lo fu per nulla!
Difatti si rivelò una piccola impresa realizzare questo lavoro. Fin dal principio, ovvero da molto prima di “scattare”. Dopo essere stato contattato infatti, fu necessario prendersi del tempo, conoscersi, chiacchierare a lungo, durante una cena mi confidarono desideri (grandi) e dubbi (altrettanto). Avevano avuto l’idea qualche settimana prima, anzi, per la verità una delle due ragazze voleva fare un regalo all’altra e aveva pensato a questo servizio particolare di cui avevano parlato. L’idea intrigava entrambe, e anche me, -sia in quanto fotografo, sia come persona-, era audace, intima, delicata, ma, proprio per questo, avevano bisogno di trovare qualcuno di cui fidarsi completamente, avevano bisogno di sentire che dall’altra parte il testimone fosse… effettivamente tale. Se non avessero capito, palpato, “sentito” rispetto totale, non se ne sarebbe fatto nulla. Era il patto chiaro di fronte al quale mi misero.
Come si prepara un reportage così intimo, così lungo e particolare?
La chiave di volta fu proprio quel parlarsi e conoscersi (per quanto possibile) prima di svolgere il lavoro. Era necessario. Meglio ancora: imprescindibile. Una coppia che ti chiede di essere una sorta di “mosca” che si intrufola nella loro casa ti sta domandando molto più di un servizio fotografico, molto più di un ritratto, di un book, di una serie di nudi. Ti sta accordando una fiducia assoluta. E per farlo, come si diceva, ha bisogno di capire se tu sei la persona giusta. Non soltanto il fotografo adatto, per intenderci. Ecco perché più che di fotografia, durante quella cena e un altro paio di chiacchierate parlammo di noi, dei nostri gusti e delle nostre vite (per quanto si possa fare in così poco tempo). Per tentare di cogliere la persona (e l’animo) dietro al professionista, al fotografo. E, da parte mia, per tentare di cogliere chi stavo andando a sfiorare, a “toccare”, il carattere, le sensibilità, spigoli e insicurezze che, come tutti (adulti e bambini, vestiti o svestiti che ci si trovi), anche loro avevano, e che durante la giornata e la nottata in questione saltarono fuori.
Ho intitolato la galleria che presenta il lavoro “una giornata particolare”, ma sarebbe calzato a pennello anche “interno notte”.
Sta di fatto che moralmente, quanto tecnicamente, fu una prova importante, forte e sensibile, per tutti e tre, anche se ciascuno col proprio ruolo e la propria “responsabilità“, se vogliamo dirla con questi termini. Alla fine ne uscimmo al contempo carichi e svuotati. Fu un modo diverso di raccontare una storia. La fotografia del resto, come anche la scrittura, significa questo. Se ci si estranea da tale concetto, si rischia di perdere il filo del discorso, di realizzare lavori vuoti, magari esteticamente godibili, ma privi di peso, di contenuto.
Furono ore intense, nelle quali cercai di non dare risposte ma di assistere, tutt’al più domandare, far da sponda, respirare assieme. Il risultato ci piacque assai, lo reputo forte, tenero, ruvido, denso (la galleria che qui viene proposta è una selezione che rispetta gli accordi sanciti fra le parti, e di cui parlo al fondo dell’articolo).
Come e dove si realizza un servizio fotografico di nudo artistico?
Evidentemente il caso di cui parlo in questo brano non si sarebbe potuto realizzare in alcun altro luogo che non fosse l’abitazione della coppia. Al limite, anche se probabilmente sarebbe stato complicato, avremmo potuto optare per un residence o un albergo. Sicuramente non in uno studio fotografico, come spesso accade, né tantomeno in esterno. Ma loro volevano restare in casa, dove vivevano la loro vita quotidiana, e lo capivo perfettamente. Era quella la scelta giusta.
Di fatto, io seguii questa coppia nei loro movimenti semplici, personali, di tutti i giorni, dal tardo pomeriggio a notte. Dalla cucina al soggiorno, al bagno, alla camera da letto. Dall’aperitivo alle chiacchiere, alla cena, ecc… Tecnicamente parlando, realizzai gli scatti con sensibilità (ISO) molto elevata, in modo tale da sfruttare al meglio la poca luce presente nell’ambiente casalingo, soprattutto in salotto e in camera da letto. Ovviamente non presi in considerazione l’utilizzo del flash, per svariati motivi: non potevo usare una luce di quel tipo per tutte quelle ore; dovevo essere più “invisibile” possibile; infine volevo un risultato intimo, appunto, morbido e caldo, non freddo come quello di una luce flash indirizzata su di un volto o in un ambiente, che tra l’altro avrebbe perso automaticamente di intimità.
Nei giorni precedenti, mi ero chiesto: che effetto farà vivere e fotografare la vita di una coppia in casa loro, senza vincoli?
Fu delicato e conturbante, affascinante e per nulla scontato. Testimoniavo anime, non realizzavo un compito, non eseguivo un programma. Ogni reazione poteva essere contemplata, anche una rinuncia all’ultimo momento (e il rischio è stato corso, almeno una volta, a metà dell’opera). Del resto, né io né le due persone che mi proposero questa “scommessa” eravamo mai stati protagonisti di qualcosa del genere. Scorsero dolcezza e amarezze, lente seduzioni e repentini cambi d’umore, durante quelle lunghe ore. Sorrisi e lacrime. Buio, luci, e tanto calore. Rintracciammo amore, amore giocoso e amore come cura di ferita, amore leggero e amore che sembrava provenire da lontano, sensazione che l’amore, quando è autentico, sa dare. O forse -chissà- deve dare. Amore di pelle e di occhi, di unghie e di denti, e di labbra bagnate di vino e di sapore di notte non più sola, almeno per una volta…
Quando me ne andai, poco prima dell’alba, mi piombarono addosso la stanchezza e una sensazione scomoda come di “privilegio accordato”, che per molte ore non seppi se avevo saputo meritare.
Nota: come fare per garantire la privacy in un servizio fotografico di nudo femminile e maschile?
Si prendono degli accordi (scritti) nei quali si dichiara cosa si concede (eventualmente) di pubblicare, sia sul web che sui canali social. Si tratta della “dichiarazione di consenso alla pubblicazione e diffusione immagini“, quella che normalmente viene denominata liberatoria. E’ un’autorizzazione necessaria ogni qual volta ci si trovi di fronte alla necessità di dover acconsentire a che il detentore di materiale fotografico (o di videoriprese) possa utilizzare la nostra immagine in esse contenuta. Infatti, la selezione di scatti che pubblico qui, oggi (link sopra), non contempla in alcun caso quelli ove rientrino riprese di volti chiaramente riconoscibili, proprio in virtù degli accordi sanciti fra noi in precedenza all’accettazione del lavoro.