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Cos’è questa storia del romanzo libero e a puntate sul web

Fatto salvo che non sto portando avanti qualcosa che non è mai stato fatto, sul web come nell'editoria, due riflessioni sul mio prossimo romanzo in uscita

Quando, riprendendo in mano un’idea nata qualche anno prima, cominciai la stesura di Interno notte, che all’epoca non s’intitolava ancora così perché non s’intitolava proprio, mi trovavo a Santiago del Cile, a uno dei tavolini del “Cafè de la Barra & Le Petit Bistrot” dove si svolge il dialogo che tiene banco per l’intera durata dell’opera. Non avevo alcuna idea sul destino (editoriale) che avrebbe potuto avere. Del resto, non conoscevo neppure il destino che avrebbe avuto il mio romanzo precedente L’atlante dei destini (che non si intitolava ancora così perché anche lui non s’intitolava proprio e non possedeva quindi alcun genere di destino). Sarebbe giunta la proposta dell’editore da lì a una quindicina di giorni.

Se mai avessi portato a termine il lavoro cominciato in quella caffetteria, dunque, mi sarei messo a cercare un editore. Che è quello che si fa quando si ha in mano un manoscritto e si ha intenzione di tentare la strada della pubblicazione. Così feci, infatti, almeno in un primo momento.

Già durante la stesura però, veniva di tanto in tanto a fare toc-toc nella mia testolina l’idea di una pubblicazione “alternativa”. Pensavo al web, certo, ma anche ai giornali. Ebbene sì, mi avrebbe intrigato l’idea di una pubblicazione a puntate in una ipotetica piccola sezione di un quotidiano. Come una volta, insomma. Naturalmente non per coltivare la velleità d’essere accostato, sia pure per sbaglio, a Dickens o Dumas…

Insomma, se da una parte pensavo di affidarmi a una “via maestra” per la pubblicazione del romanzo, contemporaneamente nutrivo il pungolo di percorsi differenti. Tra questi, dicevo, quello di un approdo tutto mio, poggiato sulle mie responsabilità, con miei spazi, miei tempi, ma con una forza d’azione inevitabilmente inferiore a quella che ha (o dovrebbe avere) da offrire un editore. Forza d’azione che, nel caso di una pubblicazione come quella che sto per portare a compimento, potrà tuttavia essere moltiplicata da coloro che vorranno perdere un paio di secondi per condividere il progetto. Da coloro che vorranno condividere con un click le singole uscite, certo, ma anche da coloro che, in modo più tradizionale, lo faranno chiacchierando del libro con un amico davanti a una birra. 

Non è tutto, però. 

Parallelamente a questo bisogno d’uno spazio interamente personale, nel tempo ha preso forma una necessità ulteriore, altrettanto impellente, ovvero quella della gratuità. Non perché la fruibilità via web non permetta metodi di pagamento. Basta un plug-in, insomma. Tuttavia mi è subito parso chiaro che se avessi utilizzato questo benedetto spazio personale, beandomi delle libertà e dei difetti miei e del mio operato, l’avrei fatto invitando chiunque ad accomodarsi. 

Qui viene il punto: in questo preciso momento, in questo specifico progetto, umanamente quanto professionalmente mi interessano due parole: dare, e sperimentare. Sul concetto del dare non mi soffermo, ora, lo farò più avanti, perché rappresenta per me un passaggio estremamente importante. Per quanto riguarda la sperimentazione, bè… senza esperimenti, e conseguenti ed eventuali flop o successi, non si cresce. O, almeno per quel che mi riguarda, è così che funziona.  Per cui, metto in moto questo piccolissimo marchingegno e sto a vedere l’effetto che fa. E che mi fa. Sia chiaro, non sto portando avanti qualcosa che non è mai stato fatto, del resto, sul web come nell’editoria. L’esperimento riguarda, evidentemente, la mia esperienza ed il mio percorso.

Ho in cantiere altri propositi, per il futuro, ho in mente di coinvolgere maggiormente i miei utenti, i mie lettori, il mio pubblico dovrei dire (anche se mi suona ancora ampolloso il termine, magari mi ci abituerò). E’ a costoro, infatti, che proporrò di darmi una piccola mano per sostenere certi progetti a lunga scadenza. Sperimenterò anche in quel caso. Ma non vedo altro sistema, per farlo, che presentarmi al suddetto pubblico -tentando anche di ampliarlo- con qualcosa di mio in mano, qualcosa nel quale ho speso molto tempo e delle energie, e offrirlo.

Ebbene, nutro aspettative e paure come quando uscì il mio primo romanzo “di carta”, in libreria. Alcune sono simili, altre differenti. Ma sono consapevole, e pienamente convinto, di questo passo in avanti. Scartare di lato è il metodo più efficace per capire, per tastare l’aria non soltanto sporgendo la mano dal finestrino, ma uscendo dalla tana. Non sapere cosa ci aspetta è scoprire veramente.


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