Il viaggio, il viaggio che vale la scommessa di una vita, quello che non puoi fare a meno di percorrere, e che approda, con insaziabile parsimonia, alle alture più incontaminate, alle spiagge più selvagge o alla cascata furibonda che irrompe impetuosa come una sciabordata al termine di chilometri di fronde buie di foresta, è lo stesso che per condurti a tali episodi, che non finiranno di bastarti, seminerà sui tuoi passi meticolose sconfitte, che bruceranno al di sopra e al di sotto della pelle da farti maledire i giorni.
Quelle alture, le mareggiate, e il vento che rende quegli approdi il motivo più alto per cui hai viaggiato sono fatti della stessa sabbia di quelle perdite. Non hai neppure idea di quale sia il disegno della tua rotta vista dall’alto, per intera. Devi viaggiare e arrivare là. Perché se è quella la terra che cerchi, queste sconfitte potrebbero non essere altro che quella curva nel ghirigoro della rotta che vista dall’alto renderanno il volto che vedrai comparire quello che cerchi.
Devi viaggiare, se è il viaggio che vale la scommessa di una vita.
Devi viaggiare e arrivare là.